MARIA LAURA PERILLI – La maschera e il gioco
La maschera ed il gioco. Un nesso stretto connette questi due elementi che caratterizzano l’oggetto del lavoro di Mauro Molle. Dal punto di vista etnoantroplogico la maschera è per lo più intesa nelle varie comunità come strumento per contattare forze soprannaturali invocabili in senso positivo per la comunità stessa. In tal caso l’uomo ‘ non vuole farsi passare per divinità ma è la divinità che lo possiede temporaneamente e agisce per mezzo di lui’.Una posizione similare che rimanda all’analisi che Hauser fa dell’artista stregone nei dipinti preistorici di Lascaux; ci troviamo nell’ambito di un processo divinatorio. Ben differente è la lettura di natura psicologica della maschera fatta da Molle; essa diviene metafora di quel mondo che cela quel che noi siamo nei diversi momenti esistenziali; tutto ciò fermo restando che una lettura bersoniana del tempo dice che esso: ‘ assume l’aspetto di un flusso indistinto’ e che noi siamo: ‘ non solo la sommatoria dei singoli momenti della nostra vita, ma il prodotto dei nuovi aspetti che essi acquistano ad ogni nuovo momento’.Partendo, quindi, dal testo di Enrico Cheli ‘ Dietro alla maschera alla scoperta di noi stessi’ e dalla recensione di Daniela Guerrieri ‘ se tutti da bambini impariamo a recitare una parte è perché veniamo indotti a credere che così come siamo non andiamo bene: solo se saremo bravi bambini, potremo sperare di essere accettati ed amati’, il nesso tra maschera e gioco diviene calzante! Non celarsi dietro il muro significa procedere sulla via di quella autosignificazione esistenziale che implica necessariamente la nostra partecipazione attiva e la conseguente emersione, ricca di trasparente verità, di ciò che noi veramente sentiamo di essere.Impariamo a conoscerci per mezzo del gioco come attività ermeneutica fondamentale.Giova ricordare quanto dice F. Schiller: ‘ L’uomo gioca soltanto quando è uomo…egli è interamente uomo soltanto quando gioca’, ovvero quando è parte attiva del suo vivere! Una libertà che, simbolicamente Molle concreta con figure in ‘bilico’, spesso sostenute da un soffio impalpabile fatto da striature di fondo; striature che perdono qualsiasi senso decorativo perché funzionalizzate a trasmettere i ‘ gradi di libertà’ che questo artista fornisce ai suoi personaggi per affrontare la pesante quotidianità dell’esistenza.tiva ad una giovane generazione senza memoria.Ed è proprio in questo contesto , che l’insorgere inquieto di una sorta di inconsapevole memoria in Molle , rende così autentica la sua ricerca , tra sperimentazioni visive spesso obsolete , perché non mosse da necessità interiori. Così anche quelle che nella pittura di Molle , potrebbero sembrare citazioni , in realtà sono rincontri , dopo l’azzeramento che le giovani generazioni vivono.L’elemento interessante della pittura di Molle è appunto l’essere collocato per via generazionale , entro i processi lineari del pensiero , oggi diffusi , e nel contempo usare le stesse modalità che tale condizione offre , per superare quel processo abbecedario della mente , che proprio la linearità del tempo porta coerentemente con sé.Nella pellicola del racconto visivo della sua generazione , Molle è un fotogramma irrequieto , che dall’interno cerca di sottrarsi allo svolgersi coerentemente lineare della pellicola.Le piccole nevrosi , gli aciduli isterismi del desiderio inappagato , i piccoli sogni paradossali , i lapsus , le piccole défaillances della gioia , stimolano in Molle l’invenzione di accadimenti sintattici , di invisibili linee energetiche , che disegnano geometrie che impediscono il flusso coerente del tempo della narrazione , lo sospendono e lo ricreano , questa volta attorno alla follia dei piccoli gridi nel quotidiano malato.