ENNIO CALABRIA – Racconto della mutazione
Da sempre , Mauro Molle , riceve dalla dimensione dello spazio e dalle geometrie energetiche che lo costituiscono , indizi preziosi per identificare le vanità sociali dell’essere e le qualità del libero arbitrio , che si configura nelle risposte creative che i corpi forniscono agli stimoli della realtà .Si tratta di piccoli vezi , di piccoli gesti che smarriscono il senso delle gerarchie dei valori fondamentali dell’esistere . Si tratta di un sottile delirio , di un vociare di false coscienze che inclinano gradualmente il piano che sopporta il peso dell’esistenza . E’ vero che , come dice Guido Strazza , sono i piedi che muovendosi fanno la strada , ma se la strada si inclina sotto il peso della follia , allora tutto precipita . Nelle recenti opere di Molle , una sorta di trappola lignea condiziona pesantemente le libere scelte delle coscienze individuali , con la stessa evidenza con cui in altro tempo , la trappola di marmo condiziona i così detti “prigioni” di Michelangelo . Tuttavia questa gabbia lignea , se da un lato si pone come architettura che limita la libertà , dall’altro lato e nel contempo , si propone come sponda che consente ancora ai poveri resti di umanità il gioco della vita , nello stesso modo in cui la sponda consente il gioco del biliardo . Ma dopo aver cercato di descrivere ciò che mi pare emerga oggettivamente dal carattere strutturale dell’icona di molte delle recenti opere di Molle , credo necessario cogliere il senso , che invece , soggettivamente e intenzionalmente Molle sembra affidare ad esse . Pezzi umani , braccia , gambe , membra accovacciate , arti che un residuo di indulgenza del grande condizionamento sociale lascia liberi di muoversi con movimenti inconsulti , non lucidi e che ricordano quel muoversi inconsulto delle code delle lucertole che un bambino ha tagliato .E’ chiaro che Mauro Molle stia procedendo verso una maggiore maturità . Tutto diviene più essenziale , il concetto si fisicizza nei corpi . Sembra che non ci sia più tempo e che occorra colpire il centro , il cuore dello stato delle cose . Occorre che l’immagine renda assoluto il concetto . così questi residui umani costruiscono su di se la spaesante immagine della odierna dolorosa condizione umana . In Mauro Molle inizia a divenire forte il senso di una vera mutazione dell’individuo . C’è un ritorno all’essere , ma rappresentato dalla sua residuale esistenza , che urla la propria impotenza .